Rivista AIAF - Associazione Italiana degli Avvocati per la famiglia e per i minoriISSN 2240-7243 / EISSN 2704-6508
G. Giappichelli Editore

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Editoriale (di Comitato di redazione)


Con questo terzo numero del 2015, l’associazione ha deciso di tornare nuovamente sul tema dell’amministrazione di sostegno. Molti i contributi su alcuni aspetti specifici, sia di diritto sostanziale che procedurale, ma anche del campo delle scienze mediche psichiatriche, in merito a un istituto che lo scorso anno ha compiuto i suoi primi dieci anni di vita e che nell’essere ormai a pieno regime mostra anche la sua modernità e dinamicità in chiave evolutiva. In questa sede, giova ricordare che sino all’entrata in vigore della l. n. 6/2004 il nostro ordinamento disconosceva il concetto di soggetto “vulnerabile”, di matrice francese e tratto direttamente dal dizionario francese in cui si trova riferito agli adulti: adultes vulnérables. E, infatti, leggendo le norme del codice civile del ’42 in tema di interdizione ed inabilitazione, si percepisce immediatamente che il substrato semantico da cui scaturivano le misure di protezione degli adulti “vulnerabili” era quello della incapacità e della infermità, condizioni strettamente connesse alla malattia mentale e ai disturbi fisici o psichici invalidanti (in linea con il concetto anglosassone di incapacitated adults). È senz’altro possibile affermare che, con l’entrata in vigore della l. n. 6/2004, nel nostro ordinamento si è affermata, dunque, la tutela dei soggetti vulnérables, di quegli adulti, cioè, che a causa di un’alterazione o di un’insufficienza delle facoltà personali, non sono in grado di curare i propri interessi. L’accesso ad un concetto “nuovo” di soggetto adulto in difficoltà, scollato dalla incapacità in senso tecnico-giuridico e legato alla situazione di vulnerabilità, trae spunto dalla migliore elaborazione dottrinale italiana che ha preceduto e poi seguito la legge sull’amministrazione di sostegno. L’intervento dell’ordinamento a favore della persona vulnerabile è incentrato oggi sul concetto di protezione e non più sul concetto di divieto, correlato all’interdizione, quale preclusione al compimento di qualunque atto negoziale, esteso indiscriminatamente sia ad atti di natura personale che patrimoniale. E se è vero che l’istituto ha come principale finalità quella di rimuovere quegli ostacoli che si frappongono alla libera esplicazione della personalità di un individuo adulto, di proteggerlo, l’am­ministratore di sostegno è una figura che non solo rappresenta il soggetto vulnerabile ma anche che accompagna le sue scelte esistenziali, come tutti gli studiosi dell’amministrazione di sostegno tendono oggi a suggerire. Il legislatore ha tuttavia mantenuto in vigore sia l’istituto dell’interdizione, proposto quale e­strema ratio, sia [continua..]