Rivista AIAF - Associazione Italiana degli Avvocati per la famiglia e per i minoriISSN 2240-7243 / EISSN 2704-6508
G. Giappichelli Editore

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Editoriale (di Giulia Sarnari (Avvocato in Roma))


Mentre questa Rivista era in fase di ultimazione, il Prof. Stefano Rodotà il 17 settembre 2016 scriveva su “la Repubblica” in relazione ad un tragico fatto di cronaca, vittima una giovane donna: «... l’emozione sociale suscitata proietta la questione nel futuro. Che non significa necessariamente scrivere nuove regole, sicché fino a quel momento nessuna reazione sarebbe possibile. Vuol dire che questioni sociali pongono immediati interrogativi anche giuridici. E una prima risposta è venuta grazie all’iniziativa dei magistrati di ricorrere a una possibile istigazione al suicidio come strumento per perseguire coloro che impadronendosi senza alcun suo consenso dell’identi­tà di Tiziana hanno determinato una situazione da lei ritenuta insostenibile. L’attenzione sociale in situazioni così rilevanti non può non essere accompagnata da una altrettanto viva attenzione istituzionale ...». A tre anni dalla pubblicazione della Rivista dal titolo “Violenza e maltrattamenti nelle relazioni familiari – Profili penali e internazionali” a cura del Prof. Lorenzo Picotti (Rivista AIAF n. 3, 2013), il neo comitato di redazione, nominato il 2 luglio 2016, ha ritenuto di confermare la decisione presa dal precedente comitato di redazione nel dedicare il n. 3 del 2016 interamente al tema della violenza sulle donne, con attenzione a non creare sovrapposizioni con il precedente numero, ma in continuazione ad esso, affinché su tale drammatica “questione sociale” gli operatori giuridici siano sempre più pronti e consapevoli a dare soddisfacenti risposte agli “interrogativi giuridici” che essa pone e l’AIAF continui ad essere organismo propulsore affinché su di essa non scemi “l’attenzione istituzionale”. Si è ritenuto di aprire la Rivista con l’articolo della Dott. Paola Di Nicola, giudice del Tribunale di Roma, in quanto per ottenere adeguate risposte giuridiche, occorre «arrivare al traguardo difficile, sofferto e dovuto, dell’imparzialità della giurisdizione, unico a consentire di ottenere un giudizio che si possa definire tale ...» riconoscendo e superando «... il pregiudizio di genere che è radicato in ognuno di noi, nelle parti del processo, uomini e donne della magistratura e dell’avvocatura, in quanto uomini e donne di questo Paese». L’autrice richiama l’avvocatura, che esercita il primo ruolo di filtro nel processo, a saper destrutturare il pregiudizio di genere, la magistratura, ad acquisire sempre maggiore consapevolezza che ciò che esamina è inquinato dal pregiudizio altrui e che essa stessa può esserne inconsapevolmente vittima. La Dott. Giuliana Guadagnini, nel suo articolo, riporta i dati del Censis: 6 milioni 788 mila donne hanno subìto [continua..]